giovedì 11 aprile 2013

Tribunal Constitucional vs. Governo - 2° round


Palácio Ratton
Per la seconda volta, dall'inizio della crisi economica, la corte costituzionale portoghese ha cassato, con sentenza pubblicata venerdì scorso (5 aprile), una parte rilevante della legge finanziaria, mettendo così in serio pericolo il raggiungimento, da parte del governo, degli impegni presi con la “troika” dei creditori (Commissione Europea, BCE e FMI). Come già l'anno scorso, il Tribunal Constitucional ha dichiarato incostituzionali il taglio dei cosiddetti “subsídios de férias”, ovvero la trediciesima e quattordicesima mensilità, degli impiegati statali e dei pensionati. Ed esattamente come l'anno scorso, le due misure sono state dichiarate incostituzionali in base al principio di eguaglianza (ovvero, in poche parole, perché limitate ai soli impiegati statali, e non a tutti i lavoratori). Sono stati poi dichiarati inconstituzionali il contributo per le prestazioni sanitarie e i sussidi di disoccupazione, sulla base del principio di progressività, e alcune norme relative ai contratti di ricerca e docenza. In questi ultimi due casi, tuttavia, la decisione avrà un impatto limitato sui conti pubblici.

La corte costituzionale lusitana ha così accolto una parte rilevante dei ricorsi avanzati dallo stesso Presidente della Repubblica e dalle opposizioni contro il taglio della tredicesima e della quattordicesima mensilità, argomento sul quale, come abbiamo detto, l'alta corte si era del resto già pronunciata. Qest'ultimo particolare ha fatto sorgere il sospetto, da più parti, di una mossa voluta dal governo, per scaricare sulla corte costituzionale la responsabilità di ulteriori tagli ai servizi e allo stato sociale, che ora saranno inevitabili di fronte al buco nei conti pubblici creato dalla stessa sentenza. Un ammanco che è stato stimato in oltre un miliardo e 300 milioni di euro e che di per sé e in grado di far salire il deficit al 6,3%, ben oltre cioè il 5% previsto dalla troika per quest'anno (e già frutto di una pesante revisione verso l'alto).
A rafforzare il sospetto, è venuta la dura reazione del primo ministro, che domenica sera, con un discorso alla nazione, ha chiarito di non voler aumentare le tasse (scelta che, tra l'altro, gli sarebbe costata l'appoggio dei popolari del CDS, senza i quali i socialdemocratici non raggiungono la maggioranza assoluta nell'Assemblea della Repubblica) e ha preannunciato tagli nei settori della sanità e dell'educazione, già duramente colpiti dalla passata legge finanziaria. Nel frattempo, e in attesa di nuove misure, il ministro delle finanze Vitor Gaspar ha proibito ai ministeri, con una circolare urgente diramata lunedì, qualsiasi nuova spesa non autorizzata, limitando le spese della pubblica amministrazione alla mera gestione. In questo modo, il governo intende probabilmente dimostrare di poter riprendere il controllo della situazione alla vigilia della riunione di Dublino dell'eurogruppo, dalla quale sperava di poter strappare un consistente prolungamento dei tempi di rimborso dei prestiti. Sarà invece con una ridotta capacità di contrattazione che il ministro delle finanze affronterà ora i suoi omologhi, mentre tutte le decisioni, a partire dalla concessione della prossima tranche di aiuti, sono ora sospese in attesa di una nuova valutazione straordinaria da parte della troika delle misure necessarie a recuperare quel miliardo e 300 milioni di euro, perso a causa non tanto della decisione del tribunale, quanto di una legge finanziaria nata con un evidente vizio di incostituzionalità.

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